Dalla pandemia al Metaverso: come è cambiato e cambierà l’approccio all’apprendimento e alla condivisione del sapere
Un nuovo modo di intendere l’apprendimento e la ricerca
E’ innegabile che la pandemia degli ultimi anni abbia ridefinito dalle basi il modo in cui gli studenti e i ricercatori di tutto il mondo apprendono, sperimentano e condividono la conoscenza in tutti i campi. In particolare, quei percorsi che sono basati sull’uso di laboratori pratici sono cambiati drasticamente, dopo aver subito degli stop a singhiozzi. Infatti, si è dovuto trovare un “rimedio” all’impossibilità di poter accedere a luoghi fisici, toccare i materiali, reperirli, e ancora sostare in uno spazio chiuso in tanti, e così via. Si è quindi cercato un alleato nella tecnologia, che oggi come non mai evolve a ritmi esponenziali. Dalle piattaforme per fare lezioni e conferenze in streaming, alle lavagne collaborative online, come Miro, Mural, Figma e altre, gli studenti e i ricercatori di tutto il mondo si sono “incontrati” e scambiati conoscenza attraverso il Web. Questo ha inizialmente portato con sé difficoltà di adattamento, rallentamenti e perplessità, ma ci ha anche aperto gli occhi sul gigantesco potenziale della rete in questo senso. Basti pensare a quanti passi abbiamo fatto nell’arco di due anni e a come questi mezzi sono oggi per noi ormai integrati nel modo in cui scambiamo e fruiamo informazioni. Ma, facendo un ulteriore passo avanti, la frontiera del Web – che oggi ha il volto di Mark Zuckerberg e un logo che ricorda l’infinito – sta cambiando e cambierà ancora di più l’istruzione e la ricerca.
Il potenziale del virtuale e del Metaverso
Grazie alle tecnologie di realtà virtuale e realtà aumentata, potrà essere possibile riprodurre intere esperienze di apprendimento e ricerca al di fuori delle aule e, perché no, anche fuori dal nostro pianeta. Grazie al Metaverso, si potrebbe entrare in laboratori e istituti di ricerca anche distanti migliaia di chilometri; far visita in una centrale nucleare o nella cabina di un aereo, osservare il corpo umano dal di dentro. I giovani medici potrebbero praticare operazioni in modo virtuale per esercitarsi ed imparare; gli ingegneri potrebbero vedere in tempo reale i loro progetti proiettati in un’altra realtà e, magari, lavorare per la stessa. Si parla quindi di esperienze nettamente più impattanti, rivoluzionarie rispetto alle tradizionali. E non è tutto: le università e gli istituti di formazione avranno la possibilità di aprire i propri campus nel Metaverso. In questo modo, sarebbe possibile mettere in piedi esperienze e soluzioni inclusive e creative, creando un ecosistema di ricerca e apprendimento globale su base virtuale. Sarebbe auspicabile, quindi, per il settore della formazione, ritagliarsi uno spazio nel Metaverso in cui offrire apprendimento e condivisione del sapere a partire dall’esperienza più incredibile di tutte: l’interazione umana.