Quale sarà il futuro dei fumetti nella società?
Gillo Dorfles, il decano della critica d’arte italiana scomparso nel 2018 dopo aver attraversato tutte le epoche della storia dell’arte del Novecento, ha dedicato parte della sua ricerca e riflessione al ruolo del fumetto nella società. Nella sua nota riflessione sul Kitsch, abbraccia anche il ragionamento sul fumetto, a partire dagli anni Sessanta. Il lavoro di riflessione sul fumetto seriale porta infatti Gillo a considerare questo medium come materiale Kitsch che viene rielaborato in chiave artistica.
Secondo Dorfles, il kitsch non può essere semplicemente considerato una etichetta negativa: esso è, invece, il metro di valutazione col quale può riconoscersi il bello artistico. In questa visione di Kitsch come fenomeno degno di nota, Dorfles inserisce filmetti rosa, romanzetti d’appendice e “fumetti fotografici” (i fotoromanzi). Dorfles si pone controcorrente, abbracciando un pensiero originale e profondo, in un’epoca che ignora il fumetto, escludendolo dagli oggetti degni di rilevanza artistica. Successivamente, negli anni Novanta, Gillo supera l’etichetta del Kitsch e riflette sul fumetto come forma del tutto artistica. Lo paragona infatti quasi agli affreschi e ripone nel fumetto la speranza e il dubbio che sarà il futuro a rivalutarlo e a elevarlo a forma d’arte riconosciuta. Vede inoltre nel fumetto la modernità: è facilmente riproducibile e non più artigianale, a differenza dell’arte antica.
Fumetti e cambiamenti di comunicazione in era moderna
“Che cosa è il fumetto? E una forma d’arte? È solo una forma di comunicazione? È una forma di cattivo gusto?” scriveva Dorfles vent’anni fa. Proponeva allora una riflessione non solo estetica, ma antropologica sui fumetti. “Abbiamo dei fumetti che vivono solo per le parole e dove le immagini quasi non si riconoscono”; abbiamo dei fumetti dove l’immagine è tutto e dove la parola è unicamente un racconto “mercenario”; abbiamo dei fumetti elitari , […]abbiamo dei fotoromanzi a fumetti che, quasi sempre, sono di una volgarità totale ed estrema”.
La lezione di Dorfles ha ancora molto da insegnare al fumetto nel suo costante processo di crescita in quanto arte, è intrisa di ottimismo e non è mai scontata: “è una delle poche forme visivo-verbali dei nostri tempi che continua a raccontare qualcosa”. La costante attenzione di questa personalità per una forma d’arte che nei decenni non è stata quasi mai approfondita e oggetto di domande ci ricorda che dubitare è importantissimo. Il valore di una forma di espressione non si trova solo nei libri o nelle parole di chi ne è esperto, ma può scaturire dalla voglia di ognuno di guardare più a fondo le cose nella loro natura e interezza, senza farsi condizionare o limitare dal parere generale.