Chi è abbastanza coraggioso da sognare di essere il capo di se stesso sa che la via da intraprendere è quella del lavoro freelance: un ambito tanto vario quanto confusionario, oggi ancora non del tutto conosciuto ma che sta prendendo piede soprattutto presso i giovani, per i quali trovare un lavoro non è così scontato.
Ma precisamente, cosa vuol dire freelance? Il freelance è un lavoratore che decide di avviare una carriera autonoma per produrre qualcosa o erogare un servizio da cui deriva il guadagno che torna direttamente a questa persona. In Italia è diventata una realtà molto diffusa a partire dalla crisi economica del 2008. Nel 2021 i giovani freelance in Italia rappresentano il 19,3% dei lavoratori, anche se il panorama è in continua crescita.
Attenzione però: per freelance si intendono sia lavoratori autonomi dipendenti, ovvero professionisti dotati di partita IVA che lavorano per conto di qualcuno, che lavoratori autonomi datori di lavoro, cioè chi commissiona il lavoro. Inoltre c’è la categoria dei “liberi professionisti”. Questi, a differenza dei freelance, sono tenuti anche a superare un esame di Stato che ne certifichi l’iscrizione all’albo, come nel caso si avvocati e giornalisti.
Creatività e libertà: i due fondamenti del lavoro freelance
Il termine freelance è generalmente collegato all’idea di creatività, libertà espressiva e soprattutto libertà da vincoli di datori di lavoro dittatori. L’idea che in media si ha del freelance in Italia, forse un po’ per cattiva abitudine, forse un po’ perché è una parola inglese, è impregnata del sogno americano di autoaffermazione, modernità e progresso costanti.
Ma proprio perché è un american dream la realtà dei fatti è ben diversa. I freelance devono infatti ragionare secondo un’ottica imprenditoriale e investire il proprio denaro per avviare l’attività, devono impegnarsi per trovare i clienti in autonomia ed essere ottimi PR per gestire costantemente le relazioni nonché, probabilmente i punti più difficili, gestire il proprio tempo ma soprattutto essere consapevoli di non avere orari.
Se questi aspetti possono spaventare e scoraggiare, è giusto anche considerare i vantaggi e ricordare perché una persona possa decidere di iniziare questi tipo di percorso. I freelance possono gestire liberamente il proprio lavoro, anche e soprattutto a livello di orari e luoghi; non hanno un tetto di guadagno, quindi potenzialmente la scalata è infinita, ma soprattutto, quello che interessa le personalità creative e intraprendenti, è la possibilità di vivere di costanti stimoli e novità.
Freelance non è sinonimo di lavoro individuale
Un altro aspetto fondamentale del lavoro da freelance e che spesso viene dimenticato è quello delle collaborazioni. L’abilità del team working che viene inculcata già dai tempi della scuola superiore attraverso i tanto odiati lavori di gruppo torna utile ai giovani freelance paradossalmente in un campo in cui alla fine lo scopo è sempre l’affermazione personale. Ma appunto per riuscirci bisogna essere pronti a collaborare e imparare dagli altri.
Il freelance quindi è una figura lavorativa che si basa sull’equilibrio tra self made man e uomo come animale sociale: può certo avviare la propria attività con le sue uniche forze e risorse, ed esser anche bravo, ma per tenere in piedi il castello ha bisogno delle relazioni con i clienti, che fuori dal circuito espressamente economico si possono anche banalmente definire persone. Ed è bello che in una società così individualista, il suo rappresentante per antonomasia sia così vincolato allo sviluppo delle capacità di interazione sociale per continuare ad affermarsi.