La musica come compagna di vita per la Generazione Zeta, tra connessioni e contaminazioni, libertà e insicurezze
Con la Generazione Zeta si cambia musica
Generazione Zeta: difficile definirla, etichettarla, incasellarla. Proprio come la sua musica: eterogenea, fluida, inclusiva. Per questa generazione, la libertà d’espressione è un mantra, ed ecco che la musica si fa portavoce dei Zoomers, ne diventa lo standard. Il brano è il terreno su cui si incontrano diverse culture, diversi background, diverse storie. E nessuno si definisce, nessuno vuole essere ingabbiato. Il genere musicale, così come quello personale (“gender”), non è una etichetta né un valore aggiunto; il valore sta nella pura espressione di sé e della propria unicità. Questo i Zeta lo colgono ogni giorno, premendo play sulle tracce di personalità camaleontiche e ipnotiche come Billie Eilish, o Madame, e ancora LilNas X e Willow Smith. Oggi una playlist vale mille album. Una playlist riflette tutt’una identità. Puoi darle un nome e comporla accostando letteralmente qualsiasi artista, magari due cantanti vissuti in due epoche differenti o che oggi non si conoscono per nulla tra loro, e questo è al polo opposto rispetto ad un album. Ciò va a braccetto con la tendenza dei Zeta all’espressione della propria creatività e individualità.
Giovani, musica e tecnologia
Questa continua contaminazione nasce dalla scoperta. La generazione Zeta ha, infatti, la grande possibilità di scoprire nuova musica ogni giorno grazie alle piattaforme di streaming che sono ormai entrate nella quotidianità. Il modo in cui sono pensate e conformate favorisce la “navigazione” tra migliaia di contenuti, costantemente aggiornati. Ecco che le categorie diventano solo un tentativo di arginare la piena di novità e contenuti che affluiscono nelle classifiche, un modo per suggerire, più che per mettere ordine.
I contenuti suggeriti dagli algoritmi sulla base degli ascolti sono un modo molto comune di allargare la base di conoscenza musicale per i giovani. Non solo: la musica multimediale e “social” è democratica, perché grazie alle valutazioni degli utenti e agli “stream”, cioè gli ascolti, sale in classifica il contenuto più apprezzato, bypassando la struttura delle radio e rispondendo esattamente ai gusti fluidi dei Zeta. Sulle stesse piattaforme, poi, gli stessi artisti si conoscono e si contaminano, favorendo nuove collaborazioni e intersezioni. Una peculiarità della musica Zeta è che oggi ci sono in classifica canzoni tristi più che mai prima d’ora: questo ci fa riflettere su quanto oggi la musica rappresenti per i giovani un modo di “disegnarsi” col suono. Da una parte, potrebbe essere segno di capacità di entrare in contatto con le proprie emozioni, dall’altra…dovrebbe forse farci porre delle domande.