Le ferite della pandemia sul settore della cultura e delle arti: danni a lungo termine soprattutto per musica, arti visive e dello spettacolo.
Il settore della cultura in perdita a causa della pandemia
Cambiamenti permanenti e cicatrici: questo ha prodotto la pandemia da Coronavirus sull’industria dell’intrattenimento in Europa. Ciò che resta in piedi oggi è un terzo di quella che era l’industria culturale e creativa pre-pandemia. Questo quadro emerge fortemente da un report di EY stilato a gennaio 2021 e commissionato dall’European Grouping of Societies of Authors and Composers (Gesac). Il focus di questo studio è quel settore sotto cui sono riunite industrie quali arti visive, musica, audiovisivo, arti dello spettacolo, pubblicità, architettura, e ancora libri, giornali e riviste, industria dei videogiochi e radio. Tra queste, arti visive, musica, audiovisivo e arti dello spettacolo sono le preponderanti. Parliamo del 4,4% dell’economia europea – misurando il valore economico aggiunto come quota del Pil globale – un valore più rilevante di quello dei settori relativi a agricoltura, silvicoltura e pesca, tessile, cuoio e abbigliamento, telecomunicazioni, aerospaziale, chimica, estrazione di petrolio e gas, prodotti farmaceutici e beni Hi Tech. Secondo EY, il Covid-19 porterà via una grossa fetta del fatturato del settore, con danni minori solo a quelli affrontati dal settore del trasporto aereo. Unico lembo che punta insù quello dell’industria dei videogiochi, forse perché fruibili anche e soprattutto da casa.
Cosa significa davvero lo stop alle attività culturali
L‘industria musicale e le arti dello spettacolo sono la fetta della cultura che porta le ferite più grandi. Articoli, post sui social e servizi in tv hanno evidenziato come i dipendenti di questo settore si siano sentiti declassati e meno importanti rispetto ad altri. Questo è dato soprattutto dalle prolungate chiusure di cinema, teatri e palazzetti. Anche con le riaperture, la capienza è stata limitata, provocando un rallentamento della ripartenza per il settore già provato. Ciò si traduce in un ostacolo enorme per gli artisti ancora poco affermati e quelli molto giovani, che non hanno avuto l’occasione di esibirsi, farsi conoscere, contaminarsi e crescere. Secondo alcuni, tuttavia, il Covid-19 è solo il colpo di grazia a un settore che non vede grosso supporto da parte dei governi già da qualche anno. Con gli spettacoli dal vivo bloccati, poi, nelle tasche degli artisti è entrato quel poco che passa attraverso lo streaming della loro musica. Eppure, se la musica si fermasse, probabilmente la gente impazzirebbe. Paradossale come nelle difficoltà della pandemia – che includono anche le ricadute psicologiche – si sia potuto lasciare indietro proprio la culla di ciò che ci tiene in vita, di ciò che ci fa restare umani: l’arte.